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La pronuncia della "r" in Piemonte - Forum italien - Forum Babel
La pronuncia della "r" in Piemonte

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giòrss



Inscrit le: 02 Aug 2007
Messages: 2778
Lieu: Barge - Piemont

Messageécrit le Tuesday 25 Mar 08, 13:51 Répondre en citant ce message   

Trovo, su vari siti, interessanti osservazioni sulla pronuncia della lettera "r" in Piemonte, specialmente ad opera di Maurizio Pistone

Vedi:
http://www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/dialetti_r_piemontese.html

Concordo con tale autore che la pronuncia normale della "r" in Piemonte sia identica a quella nazionale, anche nei vari dialetti romanzi che vi si parlano (tranne in pochi, come l'Alessandrino - non ricordato da Pistone - e l'Astigiano, esteso fino alla prima Langa: tale ultima "r", però, non è uvulare, ma viene pronuciata con la lingua retroflessa).

La "r" alessandrina è molto più simile alla uvulare di quella astigiana, ma si deve considerare nata indipendentemente dalla francese.

D'altra parte, la "r" uvulare parigina è un'innovazione abbastanza recente e non medievale.
Essa si diffuse, quindi, nel Sud della Francia (dove l'occitano non la conosceva) e, poi, nelle vallate francofone del Piemonte.

Quindi, se è vero che a Casteldefino, in val Varaita, che pure fu a lungo francese, si pronuncia la r esattamente come a Roma o Firenze, è solo perché, al momento del passaggio di tale Alta Valle ai dominii di Casa Savoia, l'innovazione non era ancora penetrata da Parigi fin là.

Per quanto riguarda le Valli Valdesi (Pellice, Germanasca, Chisone), l'innovazione penetrò fortemente a causa della introduzione della lingua francese moderna a cura della Chiesa Protestante Valdese, i pastori della quale mantennero lunghi contatti con Ginevra e, per un certo perodo, furono addirittura Ginevrini.
In quelle Valli, quindi, la r francese parigina non è un vezzo.

Invece, per quanto riguarda la "r" dei ceti alti piemontesi, essa stava a metà tra il vezzo volontariamente spinto per creare una differenziazione di ceto anche nel codice fonetico e il fatto che l'educazione venisse impartita in lingua francese da personale transalpino.

Il vezzo della modifica della "r" nei ceti alti, comunque, esisteva anche nel Mezzogiorno d'Italia, dove, spesso, i nobili modificavano la r in una forma moscia, molto simile alla v (vedi Venzo Avbove, che è un nobile foggiano)...la cosa si trasmetteva, poi, di generazione in generazione, per imitazione.

La potenza dell'imitazione è ben dimostrata dalla pronuncia della "r" quasi come "v" nella zona occitana piemontese detta Arbouna. Là un anziano ebbe un difetto di pronuncia e questo difetto si propagò per imitazione, fino ad essere codificato nella lingua della discendenza. Il caso è ben studiato.

La modifica della "r", però, non avviene solo nell'eventalità di difetto dovuto a una cattiva formazione dela bocca, perché può essere dovuto anche a un fenomeno volontario di differenziazione.

La r, poi, è una delle consonanti che più sono soggette a modificazione. Pensiamo a quella particolare della Sicilia (che un non siciliano non riuscirebbe mai ad imitare) o alla "r" roboante (quasi una doppia "r") della Spagna del Cinquecento, assai differente dalla pronuncia castigliana attuale, ma ancora presente in certe ex colonie americane.
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umbertoferrando



Inscrit le: 11 Aug 2008
Messages: 8

Messageécrit le Monday 11 Aug 08, 18:46 Répondre en citant ce message   

Una "r" palatale è presente in ligure, anche se non ovunque...
in genovese la pronuncia palatale della r avveniva di norma quando questa consonante si trovava in posizione intervocalica, successivamente la caduta della "r" intervocalica (nel XVIII secolo) ha provocato la scomparsa di questo curioso fenomeno fonetico, che però è tutt'ora è presente nei dialetti liguri della Valle Arroscia (compreso il dialetto di Albenga), nel dialetto di Ormea (che è ligure), in buona parte dell'Oltregiogo occidentale (da Calizzano a Masone), nonché nei dialetti roiaschi. In questo caso si tratta di un fenomeno fonetico strutturale, in cui la lenizione palatale della consonante "r" (pronuncia simile a quella inglese) precede la caduta, pare però che nella Genova del '700 le famiglie patrizie abbiano preservato a lungo la r palatale intervocalica per distinguersi dalla "plebe" urbana, che già l'aveva persa. Del resto furono i nobili che, nel corso del '500, mantennero vivo l'uso degli antichi articoli determinativi ('r caigà, ra lengua) quando il "popolo minuto" già diceva "u caigà" e "a lengua"...

A presto

P.S. agli estremi della regione, in roiasco e in spezzino si dice ancora "ra lengua", come per la "r" palatale i tempi di recepimento delle "innovazioni" sono spesso imprevedibilmente lunghi...
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giòrss



Inscrit le: 02 Aug 2007
Messages: 2778
Lieu: Barge - Piemont

Messageécrit le Tuesday 12 Aug 08, 11:18 Répondre en citant ce message   

Hai ragione, infatti essa è presente anche in terre della provincia di Cuneo, al confine con la Liguria (valli monregalesi).
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umbertoferrando



Inscrit le: 11 Aug 2008
Messages: 8

Messageécrit le Tuesday 12 Aug 08, 11:54 Répondre en citant ce message   

Sì, soprattutto nella zona in cui si parla il cosiddetto "kyé", ossia nei paesi di Frabosa Sottana, Frabosa Soprana, Corsaglia, Baracco, Roccaforte, ma anche un poco al di fuori di quest'area, ad esempio a Pamparato, dove pure si parla un piemontese già più simile a quello "normativo". Il "kyé" occupa una posizione particolare rispetto al piemontese, paragonabile a quella del mentonasco nei confronti del ligure: ha un lessico che è in gran parte piemontese, ma possiede un certo numero di termini di derivazione occitana, inoltre pur mancando dei gruppi consonantici caratteristicamente liguri (ad es. pl->č e fl->sc), ha una fonetica simile a quella ligure (rotacismo l-r e lenizione della r in posizione intervocalica). Nell'ultimo decennio qualcuno ha cercato di spacciare il "kyé" (dialetto piemontese montano e arcaico) per "occitano", un po' come è successo con il brigasco (dialetto ligure-alpino, con caratteri arcaici) che si parla a Realdo, Verdeggia, Piaggia, Upega e Viozene, tutte zone che hanno ottenuto la tutela della L. 482/1999 e in cui, semmai si trovino i fondi per farlo, si insegnerà il provenzale (norma classica), ossia qualcosa che con le parlate locali c'entra più o meno quanto c'entrano l'italiano standard o il fiorentino moderno...
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giòrss



Inscrit le: 02 Aug 2007
Messages: 2778
Lieu: Barge - Piemont

Messageécrit le Wednesday 13 Aug 08, 10:23 Répondre en citant ce message   

Bah...il rotacismo ce l'abbiamo anche noi, a Barge, che siamo a oltre cento km dalle valli del kyé.
Non è un tratto peculiare ligure.
Si trova anche in Puglia ("quirë", per dire "quello").

p.s. Devi spiegare che kyé significa "egli". Dipende cosa s'intende per occitano. Certo si tratta di una parlata che ha molto in comune con quelle transalpine e intralpine del Piemonte meridionale. Arcaico, mi pare esatto. D'altra parte anche il piemontese arcaico di Torino e le parlate della Francia del Sud avevano molto in comune nel '400. A Pinerolo città (che è uno dei luoghi dove è nato il piemontese moderno, dall'incontro con la lingua dei mercanti lombardi ivi residenti) , addirittura, si diceva " 'na", per dire "signora".
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