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Milanes / meneghin (milanais, milanese) - Forum italien - Forum Babel
Milanes / meneghin (milanais, milanese)
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Eloy



Inscrit le: 02 Nov 2006
Messages: 16
Lieu: Milano

Messageécrit le Friday 03 Nov 06, 17:24 Répondre en citant ce message   

La mia non è "celtomania" è una osservazione oggettiva dei fatti storico-linguistici del Milanese !
Comunque non ho mai affermato che il Milanese sia una lingua celtica ma che le sue Origini sono celtiche.
E' più che ovvio che il Milanese che si parla oggi non sia una lingua celtica, così come non lo è l'inglese o il francese ad esempio.
Le uniche lingue che si possono ancora definire "celtiche" pure sono l'irlandese, lo scozzese, il bretone, ma anche queste lingue hanno subito influenze linguistiche latine.
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Nikura



Inscrit le: 08 Nov 2005
Messages: 2035
Lieu: Barcino / Brigantio

Messageécrit le Saturday 04 Nov 06, 3:33 Répondre en citant ce message   

Animazione del foro :
Ragazzi per favore, sarebbe meglio se traducete gli esempi che date in milanese. C'è gente che si può interessare alla lingua senze avere il tempio di leggere tutti i siti della web... Grazie sourire


Sono molto contento di vedere che finalmente in questa sezione si comminci a sentir parlare delle altre lingue d'Italia.
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Eloy



Inscrit le: 02 Nov 2006
Messages: 16
Lieu: Milano

Messageécrit le Saturday 04 Nov 06, 20:41 Répondre en citant ce message   

D'accordo !

"Osti car scior, luu sì che l'è spiritos"

Traduzione: "Accidenti egregio signore, lei sì che è spiritoso"

"Ma va a ciappaa i ratt"
Traduzione: è un modo di dire, pertanto una traduzione letterale non avrebbe molto significato, comunque ....
"Vai a rincorrere i topi"

La poesia è già stata tradotta. Se avete qualche frase che vi interessa, postatela ed io la tradurrò in Milanese.

Ciccin borlìn
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Hiruma



Inscrit le: 21 Aug 2006
Messages: 608
Lieu: Occitania

Messageécrit le Saturday 04 Nov 06, 23:27 Répondre en citant ce message   

Quante personne parlanno il milanese oggi ? Si sente nella strada ?
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Eloy



Inscrit le: 02 Nov 2006
Messages: 16
Lieu: Milano

Messageécrit le Sunday 05 Nov 06, 12:45 Répondre en citant ce message   

Traduco in Milanese la tua domanda:

"In quant'hinn i gent che farlen in milanès incoeu ? El se ent in di contraa ?"


Risposta in italiano:
Molte più persone di quanto si pensi. Oggi il Milanese è stato rivalutato. Il comune di Milano ha organizzato proprio in questo mese una rassegna teatrale in Lingua Milanese dal titolo "Gh'era ona volta Milan. I noster Tradizion" in onore di Giovanni D'Anzi autore dell'inno di Milano "O mia bella Madonnina".
I giovani 30enni e 40enni, ma anche i ragazzi lo stanno rivalutando. Ci sono molti corsi di Milanese effettuati da Associazioni amatoriali ed altri organizzati dal Comune. Ve ne sono molti altri anche in periferia.
Tanti anziani milanesi doc che prima si "vergognavano" di parlare in milanese, oggi stanno rialzando la testa e si rimettono a parlarlo anche con figli e nipoti.
Io stessa lo parlo con mio figlio di 1 anno, con mio marito, con la mia famiglia e gli amici.


Traduzione in Milanese:
"Pussee gent de quan chi gh'avii in coo. In quej dii d'incoeu el Milanes l'è voltà de noeuv. El comun de Milan in quel mes chì l'haa ciappaa adree a taccaa ona revista de teater in lengua Milanesa che la se ciama "Gh'era ona volta Milan. I noster Tradizion" a la memoria del Giovann D'Anzi el scior che l'haa cantaa l'inno de Milan "O mia bella Madonnina". I giovin 30in e 40in, m'anca i fioeu hinn adree a ciarl anmò. Gh'hinn sossenn de cors de Milanes taccaa di Associazion d'amador e d'alter tacaa del Comun. Gh'hinn alter anca a la periferia.
Tanc de vecc milanes de prim'ora ch'even obrobri de cicciaraa milanes, in quej dii d'incoeu tirenn suu el coo e tacchen a ciarl anca cont i belee e i nevod.
Anca mì sont adree ciarl cont el mè belee de 1 agn, cont el mè mari, cont i mè gent, e i amis."
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Hiruma



Inscrit le: 21 Aug 2006
Messages: 608
Lieu: Occitania

Messageécrit le Sunday 05 Nov 06, 17:51 Répondre en citant ce message   

Grazie per la tua risposta.

Hai ragione di parlare la tua lingua !
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cinoricci1567



Inscrit le: 11 Oct 2006
Messages: 5
Lieu: Milan, Italie

Messageécrit le Monday 06 Nov 06, 14:17 Répondre en citant ce message   

Ciao,
volevo solo puntualizzare una cosa.
Come dice Eloy probabilmente il milanese è in una fase di rivalutazione ... ma rimane comunque qualcosa di molto limitato ad una ristretta cerchia di persone interessate all'argomento. Io lo capisco perchè sino all'età di 6 anni sono stato accudito da una zia che parlava solo milanese. Ma negli ultimi 30 anni non mi è capitato di parlarlo o di ascoltarlo (eppure tra il lavoro e le amicizie mi capita di frequentare parecchie persone).
La cosa che più mi stupisce è che questa mi pare essere una caratteristica di Milano. Voglio dire: ho amici di Bergamo, Torino, Modena e parlano abbastanza spesso in dialetto. I milanesi invece...devono anadare, come dice Eloy, a studiarlo appositamente ai corsi per impararlo....
Comunque la cosa che più mi preoccupa è che dietro questa rivalutazione del dialetto ci siano soltanto, come dice yom, motivazioni ideologiche.
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Eloy



Inscrit le: 02 Nov 2006
Messages: 16
Lieu: Milano

Messageécrit le Monday 06 Nov 06, 20:47 Répondre en citant ce message   

Mi permetta ma .... a mè (fortunatamente) mi capita ancora spesso di parlare e sentir parlare "in milanès" quando vado al mercato comunale, ai negozietti e anche all'asilo nido di mio figlio.
Ci sono ancora fortunatamente mamme e nonne che lo parlano anche ai giardinetti con figli e nipoti.
Inoltre mi permetta di dissentire su di un punto: la rivalutazione del Milanese, per quel che mi riguarda, e per quel che riguarda amici, parenti e conoscenti con cui ho a che fare, non ha assolutamente come motivazione quella ideologica (ovvero, quella leghista), bensì una sana e accorata passione per la propria parlata, per le proprie Tradizioni e per la propria Cultura, che non si ha voglia di perdere.
Io, come ripeto, lo parlo da sempre e sono abituata così, senza che qualcuno me lo sia venuto a dire, ad imporre o proporre politicamente parlando.
Non è di certo prerogativa della Lega Nord, la rivitalizzazione del Milanese e delle altre parlate della Lombardia; è sicuramente un fattore "genetico", chiamiamolo così, un fatto di sangue, che te lassa el coeur in mann, che ci fa sentire ancora Milanesi fieri ed orgoglios de vess anmò Milanes.
I veri Milanesi non si sono mai fatti convincere dagli altri a parlare la propria Lingua: la parlano e basta.
I veri Milanesi non usano la propria Cultura e Tradizione per imporla agli altri, ma la propongono simpaticamente e con amicizia.
Questa è la vera Milano, questi sono i Milanesi doc.


MILAN SEMPER VIV
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cinoricci1567



Inscrit le: 11 Oct 2006
Messages: 5
Lieu: Milan, Italie

Messageécrit le Tuesday 07 Nov 06, 16:04 Répondre en citant ce message   

Osti..... mi son spiegato male. Tanto per comiciare .... diamoci del tu .... siamo quasi coetanei.
La mia impressione è che il milanese si stia progressivamente perdendo. Quando dici "Ci sono ancora fortunatamente mamme e nonne che lo parlano anche ai giardinetti con figli e nipoti." temo che più che le mamme siano le nonne a parlare milanese. La mia impressione però è che questa sia una prerogativa della metropoli Milano. Un esempio: mia sorella è andata a vivere vicino a Binasco (tu diresti che è ariusa ^_^) e mi dice che il dialetto è molto più utilizzato. Inoltre sta per sposarsi con un ragazzo di Modena. E mi diceva che in Emilia il dialetto è usato come lingua corrente (nessuno si sognerebbe di organizzare corsi di dialetto...perchè nessuno ne avrebbe bisogno ^_^).
Per quanto riguarda la connotazione "politica" della rinascita del milanese...è più che altro un mio timore. Io non sento l'esigenza di difendere cultura e tradizioni milanesi (così come non sento l'orgoglio e l'esigenza di difendere cultura e tradizioni della gloriosa stirpe italica) ma ben venga chi sente questa fierezza. ^_^

Marco
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Eloy



Inscrit le: 02 Nov 2006
Messages: 16
Lieu: Milano

Messageécrit le Tuesday 07 Nov 06, 20:13 Répondre en citant ce message   

Ognuno ha la propria impressione, ghe calaria alter.
Comunque ti assicuro che al nido di mio figlio più di una mamma parla in Milanese e non è soltanto un'impressione. Anche ai giardinetti vicino a casa mia si ripete la stessa cosa; evidentemente sono fortunata.
Poi se altrove non capita, è possibile.
Per quel che mi riguarda, poi, lo studio e le ricerche che ho compiuto sulla Lingua Milanese, sono per mè un arricchimento interiore, un fattore del tutto personale. Mi piace, mi diverte e se qualche amico chiede informazioni sono ben felice di fornirgliele.
Mi sono anche cimentata con la poesia in Milanese, dopo anni che scrivo in italiano e ..... è affascinante e ricca di vocaboli !
Sento l'esigenza di difendere questa Cultura, Lingua e Tradizione, perchè si vede che el vegg Milàn, sta perdendo di vista le proprie Origini: nulla in contrario col progresso, anzi, e con l'arricchimento Culturale di ogni provenienza, però se perdiamo di vista noi stessi, la nostra Identità, come possiamo apprezzare quella altrui ?
Son milanesa e fiera di esserlo

Simpaticamente

Elena
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Paolo



Inscrit le: 15 Nov 2006
Messages: 1
Lieu: Milan

Messageécrit le Wednesday 15 Nov 06, 1:53 Répondre en citant ce message   

Elena,

sì el milanes l'è ona lengua. La se parla anmò e soratutt, se scriv anmò.
Insomma se fà e s'è fada letteradura in milanese dal XIII sec. fina al dì d'incoeu.
E l'è proppi la letteradura che l'ha gh'ha el poder de battezzà el milanes cont el nomm de "lengua".
On quaj agn fà l'è staa voltà el "El Princip Piscinin" de Saint Exupery e on fregott de olter liber
de letteradura e de poesij hinn staa stampaa e hinn stampaa anmò adess.
Insomma el milanes l'è ona lengua, e anca forta. La se modifega on pò tucc i dì
ma l'è semper quella: amisa del parlà s'ciett.

Chi de bass ve lassi on freguj da i Rimm Milanes del Domenico Balestrieri (vun di pussee important
autor ne la nosta lengua); el discor de poett, de poesia e del milanes:

[...]

Gh’è i poetta alla moda come i drapp,
Gh’è i sgiò de moda e i quiett e i sbriaa,
E a cura de tanc, che spaccen domà lapp,
Gh’è chi sa dì tropp ciar i veritaa.
Gh’è in conclusion, per tornà anmò da capp,
Relogg poetech d’ogni qualitaa.
Finna de quij capazz, de tant c’hin matt,
Da sonà on’ora a batt, trenta a rebatt.

Quij però, che faan vers in milanes,
Hin semper staa dal Mag vegnend innanz,
Per gloria della lengua del paes,
Pù amis del parlà s’cett, che di eleganz.
Han usaa a dì el fatt so ciar e destes
Biragh e Largh e Simonetta e Tanz.
Inscì anch mì, se sont bacquel l’è mè dagn,
Ma la mostra e l’intrinsech hin compagn.
"
[...]

S'ciavo!

Paolo75
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Eloy



Inscrit le: 02 Nov 2006
Messages: 16
Lieu: Milano

Messageécrit le Wednesday 15 Nov 06, 16:20 Répondre en citant ce message   

Animazione: per favore non fare quotation così, che è inutile ripetere il post precedente, e torna la lettura de la thread poco agradevole.

Paolo a écrit:
Elena,

sì el milanes l'è ona lengua. La se parla anmò e soratutt, se scriv anmò.
Insomma se fà e s'è fada letteradura in milanese dal XIII sec. fina al dì d'incoeu.
E l'è proppi la letteradura che l'ha gh'ha el poder de battezzà el milanes cont el nomm de "lengua".
On quaj agn fà l'è staa voltà el "El Princip Piscinin" de Saint Exupery e on fregott de olter liber
de letteradura e de poesij hinn staa stampaa e hinn stampaa anmò adess.
Insomma el milanes l'è ona lengua, e anca forta. La se modifega on pò tucc i dì
ma l'è semper quella: amisa del parlà s'ciett.

Chi de bass ve lassi on freguj da i Rimm Milanes del Domenico Balestrieri (vun di pussee important
autor ne la nosta lengua); el discor de poett, de poesia e del milanes:

[...]

Gh’è i poetta alla moda come i drapp,
Gh’è i sgiò de moda e i quiett e i sbriaa,
E a cura de tanc, che spaccen domà lapp,
Gh’è chi sa dì tropp ciar i veritaa.
Gh’è in conclusion, per tornà anmò da capp,
Relogg poetech d’ogni qualitaa.
Finna de quij capazz, de tant c’hin matt,
Da sonà on’ora a batt, trenta a rebatt.

Quij però, che faan vers in milanes,
Hin semper staa dal Mag vegnend innanz,
Per gloria della lengua del paes,
Pù amis del parlà s’cett, che di eleganz.
Han usaa a dì el fatt so ciar e destes
Biragh e Largh e Simonetta e Tanz.
Inscì anch mì, se sont bacquel l’è mè dagn,
Ma la mostra e l’intrinsech hin compagn.
"
[...]

S'ciavo!

Paolo75


Son d'agord !
In di alter sitt, in alter region d'Italia, hinn orgoglios di proppri Tradizion e Lengov.
Impunemanch quand l'è vun de Milan o on Lombard a diss orgoglios, se sent dì che l'è "razzista", che l'è domà on "leghista" ch'el voeur impon la proppria "parlata"...... naturalment nò !!!
Quest domà perchè voeuren che nunch gh'emm svergògna de vess Milanes, de vess NUNCH !
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brennos



Inscrit le: 19 Nov 2004
Messages: 616
Lieu: La Nouvelle-Orléans

Messageécrit le Thursday 16 Nov 06, 2:28 Répondre en citant ce message   

Il Milanese e' molto interessante (ed anche il Piemontese e il Veneto), ma, alla differencia del Veneto che si sente spesso a Padova (per esempio), non lo mai sentito a Milano.
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Jean-Charles



Inscrit le: 15 Mar 2005
Messages: 3124
Lieu: Helvétie

Messageécrit le Thursday 16 Nov 06, 8:51 Répondre en citant ce message   

Bondzo ! (Bonjour, en arpitan valaisan)
Capisco piu o meno italiano, ma no lo scrivo bene. Je vais donc continuer en français.

Je dois faire qq remarques, en particulier que je suis d'accord avec Eloy. Je m'explique:
1.- Le Valais (il Valese) faisait partie de la Gaule Cisalpine de l'Empire Romain (tu l'avais oublié dans ta liste). Il se trouve pratiquement dans le même cas que la partie supérieure de la Vallée du Po.

2.- Au même titre que le Val d'Aoste (Prononcer Oste), il a comme langue traditionelle l'arpitan et comme langue véhiculaire le français.

3.- Tout comme les langues des montagnes septentrionales et occidentales de la Vallée du Po, l'arpitan est une langue de transition entre la langue italienne standard et le français standard. En écrivant ceci, je n'entend pas que le français et l'italien seraient plus des langues que les précitées, mais que des langues véhiculaires différentes ont émergé de chaque côté de cet ensemble de territoire.

4.- Vu du Valais, l'arpitan aurait très bien pu s'accrocher à l'italien comme langue véhiculaire, mais ne l'a pas fait. Une des raison pour lesquelles le français a été choisi est que c'est la zone des cols qui a été le lieu de pénétration des langues romaines au nord et le nord-ouest des Alpes. D'autre part, l'italien en tant que tel n'existait purement et simplement pas.

5.- Si on pousse plus loin le raisonnement, en tenant compte de la géographie et de l'histoire, on se rend compte de plusieurs faits:
5.1.- Il y avait un ensemble linguistique cohérent au nord et le nord-ouest des Alpes. Cet ensemble comprenait la Vallée du Rhin.
5.2.- C'est la raison pour laquelle le romanche ressemble tant à l'arpitan.
5.3.- C'est aussi la raison pour laquelle les langues d'oïl ressemblent à l'arpitan (et pas l'inverse).
5.4.- Ce sont les invasions germanique, burgonde, alamane et franque, qui sont bloqué la communication entre les différentes régions de cette zone.
5.5.- La venue des Valsers a complété la scission entre l'est et l'ouest du sillon alpin (Les Grisons et le Valais).

6.- Si je poursuis mon raisonnement, je constate que le français actuel a pratiquement toujours été langue véhiculaire de l'arpitan, ce pour une excellente raison: Le français est la forme véhiculaire de l'arpitan. Plus: Le français a parfois été utilisé comme langue véhiculaire des deux côtés des cols. C'est assez logique: C'est, là aussi, le français qui était la forme véhiculaire de ces lieux. Pas une langue importée: La forme véhiculaire de la langue locale (ce qui fait une sacrée différence).

7.- Dans la logique de ce raisonnement, les vallées de la Plaine du Po non-contigües avec les langues germaniques, autrement dit, contigües avec la Vallée du Rhône ont, elles aussi, été dans la même situation que la zone arpitane. Bon, ce n'est pas tout à fait vrai: Jusqu'à une certaine distance de la Méditerranée, celle-ci a eu une influence prépondérente sur les échanges. La limite entre cette zone méditerranéenne et la zone arpitane peut probablement être estimée plus ou moins à mi-chemin entre Lyon et Arles, en ce qui concerne dans la Plaine du Rhône. Plus on monte vers les crêts, plus cette zone de transition va vers le sud. (ce qui est logique: Plus on remonte vers les cols, plus on est près de l'autre versant et plus on s'éloigne de l'influence depuis le littoral méditerranéen).

8.- La rupture, toute relative, entre les deux versants vient de l'époque burgonde. C'est là que les Lombards ont étés chassés de la Burgondie et que l'alliance matrimoniale entre les lignées burgondes et franques a eu lieu.

9.- Pour une oreille arpitane, bien plus ouverte que celle de francophones (et italophones), la transition se sent. Petit à petit, lorsqu'on s'approche des montagnes:
9.1.- On appuie plus sur l'avant dernière syllabe, au détriment de la dernière.
9.2.- On entend de plus en plus de u français
9.3.- On commence parfois à nasaliser.

10.- Si on passe la barrière des Alpes, on continue le processus:
10.1.- En arpitan, bien des finales sont écrasées par une avant-dernière très appuyée. En franpitan, version francisée de l'arpitan, on vire carrément la finale.
10.2.- On nasalise tout ce qu'on peut. Dans certains cas, on garde les formes intermédiaires nasale+n pour les mots qu'on écrit avec double n en français ou en italien. Ce qui est ammusant, c'est que c'est le français qui s'est latinisé en abandonnant cette forme de nasalisation et en faisant sonner les double n.


Pour résumer:
Je crois qu'il y a un continuum linguistique, sauf autour des et dans les villes.


p.s. Et ça devrait appeller un certain nombre de commentaires mort de rire
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Ghilardelli



Inscrit le: 15 Jan 2007
Messages: 1

Messageécrit le Monday 15 Jan 07, 3:34 Répondre en citant ce message   

Salve a tutti,
scusate se rispondo "in ritardo" a questa discussione che pare ormai sepolta nel tempo, però non posso tacere riguardo alle ambiguità che sono state lasciate aperte.

Innanzitutto il dialetto milanese è strettamente collegato con l'insubrico, antica lingua celtica parlata dal popolo degli Insubri, grossomodo distribuito nei territori compresi tra Adda, Po e Ticino.
Ciò nonostante il milanese non può essere considerato lingua celtica in senso stretto, in quanto buona parte del lessico, delle strutture grammaticali, della flessione dei verbi, è riconducibile ad una matrice latina.
Storicamente, infatti, le terre insubriche furono conquistate (e non colonizzate) dai Romani intorno al II secolo a.C.
Le popolazioni celtiche assoggettate a Roma continuarono sicuramentea parlare l'insubrico come lingua colloquiale, anche se, dopo sei secoli di dominazione, il latino iniziò ad assumere sempre più importanza anche nella parlata colloquiale. Tenendo conto anche dei metodi di repressione che i Romani applicavano spesso e volentieri alle popolazioni sottomesse, unito anche all'acquisizione da parte dei celti cisalpini della cittadinanza romana, non è difficile immaginare che, anche in seno alla popolazione più umile il celtico sia stato man mano soppiantato dal latino.
Diverse fonti tra l'altro indicano che il Gallico (cioè il celtico del ceppo continentale parlato in Francia, in Iberia e in Padania), era sintatticamente e lessicalmente simile al latino, tanto da spingere Cesare a scrivere in greco durante la campagna in Gallia, nel timore che i suoi messaggi fossero intercettati dai nemici e, almeno parzialmente, compresi.
Così l'antico insubrico ha subito una evoluzione. Se da una parte ha ceduto il passo al latino, dall'altra ha permesso, grazie alla relativa somiglianza del gallico con la lingua di Roma, una persistenza di vocaboli e forme grammaticali tipiche delle lingue celtiche, un po' come oggi, in italiano, si utilizzano termini e costrutti non prescritti dalla Crusca, ma piuttosto ricalcati dal dialetto, dando origine varianti regionali dell'italiano.
In più, non conoscendo pienamente le antiche lingue celtiche, alcune delle quali ricostruite mediante comparazione, non possiamo dire con certezza quali siano davvero gallicismi, e quali latinismi, nei dialetti padani, anche perchè può darsi che a volte i costrutti siano simili tra loro. Anche per i vocaboli vale la stessa osservazione (in questo caso è lampante l'esempio "rubus", che significa rosso sia in latino che in celtico).

Un appunto anche sulla fonetica: è ben risaputo che l'aspetto linguistico che più difficilmente si apprende è proprio la pronuncia. Sia la cadenza che la tendenza ad applicare inconsciamente le proprie regole fonologiche a lingue straniere è una delle caratteristiche più dure a morire del parlante non nativo. La fonetica, nonostante tutto, non è invariabile nel tempo, ma per il fatto sopracitato è un buon indizio per comprendere il substrato linguistico. Oggi un parlante italiano di origine siciliana può essere discriminato da un parlante italiano del Friuli, tenendo conto dell'influsso unificante dei mass media dei nostri tempi. Al tempo di Roma, tenuto conto sia che le comunicazioni non erano efficenti come quelle di oggi, sia che i romani hanno poco colonizzato con la propria plebe le aree lombarde (e quindi l'influsso dei parlanti nativi in latino fu minimo nella parlata di quei luoghi), possiamo grossomodo teorizzare che la deviazione dal modello linguistico standard latino sia stata considerevole, sia per i fatti sopracitati, sia per il fatto che la popolazione celtica aveva un livello di istruzione e di competenza del latino abbastanza limitato. La prassi consolidata nelle comunità insubriche dell'utilizzo di questo latino imposto su substrato celtico e i ripetuti "revival" del latino stesso durante la fine dell'età classica e l'Umanesimo, senza contare l'influsso longobardo, del provenzale, poi del toscano, ha portato alla formazione del dialetto milanese che noi oggi conosciamo.

Qui ho spiegato in modo abbastanza approssimativo come il milanese sia un idioma con una base celtica, anche se inscritto nelle lingue romanze.

Quello di cui siamo certi è che il milanese NON è un dialetto della lingua italiana, ma una lingua a sè! Che poi qualcuno, sulla falsariga dell' "italianizzazione" forzata della fine del XIX secolo e del Fascismo, si ostini a crederlo, è un altro conto.

Riguardo alla questione Padania, questa sicuramente esiste da un punto di vista linguistico e corrisponde l'area cisalpina dove le popolazioni galliche si sono insediate e hanno assorbito la lingua latina. Nella vera Padania, quindi, non c'è posto per la Toscana, che non conserva vistose tracce di un passato gallico. Dovrebbero invece essere comprese alcune zone toscane e marchigiane dove si parla un dialetto galloitalico.

Il raggruppamento linguistico italoromanzo, a mio avviso, è solo un raggruppamento geografico. Linguisticamente l'Italia di fatto non esisteva fino al XIX secolo, con la sola eccezione dell'espressione letteraria, unico atto di unità in una penisola disunita in tutto, eccezion fatta per la sua evidente delimitazione geografica.

La teoria di Jean-Charles è molto interessante, anche se è in francese e ho capito poco.
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