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mario realini
Inscrit le: 12 Oct 2007 Messages: 36 Lieu: CH - 6850 MENDRISIO (Ticino / Suisse)
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écrit le Friday 19 Oct 07, 14:53 |
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Sento spesso, in trasmissioni TV italiane, l' uso del verbo "crescere" con senso transitivo. Per es. : ...ha cresciuto i suoi figli....Io non l' ho mai usato e in Ticino non lo si usa anche perchè, in dialetto non esiste (si direbbe:....l'ha tiraa sü i so fiöö...). Su un vocabolario lo si definisce un verbo chiaramente "intransitivo" e l' uso transitivo è appena accennato....Che pensate ? |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Friday 19 Oct 07, 17:28 |
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Si tratta di un uso meridionale.
Tenendo conto che il romanesco è un dialetto meridionale con una vernice toscana (a partire dal sec. XVI), ecco perché si sente sempre più questo "ha cresciuto".
La maggior parte dei conduttori tv vive a Roma e risente l'influsso de neo-romanesco, lingua orrenda che ora si vorrebbe imporre all'uso di tutta Italia:
es. va bbèène, ci pèènzo ... |
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José Animateur
Inscrit le: 16 Oct 2006 Messages: 10945 Lieu: Lyon
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écrit le Friday 19 Oct 07, 18:31 |
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Non sono per niente di lingua madre italiana però secondo quello che ho imparato e secondo quello che si dice nei dizionari :
- crescere è in maggior parte un verbo intransitivo
- nel senso di allevare, educare, diventa transitivo :
ad. es. : crescere i figli |
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Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
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écrit le Friday 19 Oct 07, 18:36 |
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anni fa ho sentito una signora Corsa che mi disse " j'ai grandi mes enfants " e mi son chiesto se quella donna in modo inconscio non traducesse così dal Corso..........Poi in quanto al Romanesco non so più quale scrittore Italiano si era trasferito da Roma verso un altra città affinchè i suoi figli non parlassero mai in quel modo............... |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Friday 19 Oct 07, 19:45 |
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Ah, certamente, nei vocabolari lo trovi anche transitivo, nel senso di allevare, ma poi, nella realtà, questo verbo in quel modo lo usano solo i meridionali.
Se dici "Ho cresciuto i miei figli" al nord, si accorgono che sei del centro-sud.
Nei dialetti settentrionali italiani, si usano parole corrispondenti a "allevare", "far venir sù", "tirar sù", "far crescere": di conseguenza, nella lingua, si traducono a quel modo.
Nei vocabolari si trova anche "interpetre", ma se dici così, qui, ti danno del terrone 8) |
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Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
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écrit le Friday 19 Oct 07, 19:51 |
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eh purtroppo , ma chi oggi da del terrone dovrebbe sapere che i Piemontesi a Marsiglia erano chiamati " babi " che in Provenzale significa rospo . |
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José Animateur
Inscrit le: 16 Oct 2006 Messages: 10945 Lieu: Lyon
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écrit le Saturday 20 Oct 07, 9:46 |
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Giorss a écrit: | ma se dici così, qui, ti danno del terrone |
...che per me sarebbe piuttosto un complimento ! |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Saturday 20 Oct 07, 10:13 |
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guarda che io sono terrone per metà, perché mio padre è pugliese |
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José Animateur
Inscrit le: 16 Oct 2006 Messages: 10945 Lieu: Lyon
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écrit le Saturday 20 Oct 07, 10:27 |
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Allora ti faccio complimenti solo al 50% . Nella mia famiglia, siamo "terroni" al 100% probabilmente da secoli (Borgogna e Bretagna). |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Saturday 20 Oct 07, 12:04 |
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potremmo aprire un nuovo soggetto: essere terroni ahahaha
Un momento, però...vedi, Luc, qui in Piemonte, per esempio, si è sempre parlato contro i meridionali, ma nessuno è mai passato ai fatti. Solo parole. Lasciamo perdere qualche scazzottata tra ragazzini, che non è indicativa di nulla.
Le parole cattive sono una reazione normale in ogni emigrazione di massa (non si può arrivare in centinaia di migliaia in un luogo e pretendere un tappeto rosso).
Il cartello "vietato l'ingresso ai meridionali e ai cani", che sarebbe stato apposto in un locale di Torino negli anni '50, però, è più che altro una montatura mediatica della stampa.
Invece, contro gli italiani in Francia fu commessa addirittura una strage: quella di Aigues-Mortes del 1893. le cui cifre ufficiali celano una realtà ben diversa (numeri maggiormente realistici li fornì subito il "Times" di Londra, ma peccò, comunque, per difetto).
...Tantissimi feriti erano proprio piemontesi...
Insomma, in Francia non ci si limitava a chiamarli "babi", che, tra l'altro, significa "rospo" anche in piemontese ed è comprensibilissimo in altri dialetti italiani (in ligure, per esempio, si direbbe "baggiou": ecco scoperto il significato del nome del famoso calciatore Baggio)...sarebbe stato troppo bello.
José: Non puoi fare paragoni del genere! In Francia, la contrapposizione Nord - Sud esiste, ma è meno forte. I Borgognoni saranno anche molto differenti dagli altri Francesi. I Bretoni pure. Si tratta pur sempre di popoli aventi un'identità regionale molto più forte di quelli abitanti in altre zone del vostro Stato...ma comunque, la Francia è unita da molto più tempo ...quindi, non si possono fare paragoni con l'Italia).
Quanto alle famiglie da cui deriva il sottoscritto, si tratta di gente che ha conosciuto molto bene l'emigrazione:
1) il padre della madre di mio padre è nato nel West Virginia, a Logan, nel 1883. Suo padre era pugliese e vi emigrò qualche anno prima. Non c'era un solo italiano in mezzo a quei boschi. Era giovane e non trovava una donna. Andava a puttane nei saloon e basta. Poi, i suoi padroni gli trovarono una ragazza cattolica irlandese - una serva, naturalmente - e gliela fecero sposare. Il prete irlandese non voleva queste nozze miste e rifiutò di celebrare (ci sono bellissime storie sui preti irlandesi e su come si comportarono sempre nei confronti degli Italiani). La ragazza, poi, morì di parto. Allora, il mio trisavolo ritornò in Puglia col figlio, che visse in Italia fino a 25 anni, si sposò, fece tre figli e, poi, tornò in America, abbandonando la moglie (alla quale, comunque, inviò sempre molto denaro, per fortuna).
Infatti, il mio bisnonno faceva l'intermediatore di manodopera (leggi "schiavista": in pratica, assoldava squadre di "coolies" cinesi e li portava a lavorare nelle miniere).
Però, siccome, come dicono gli Arabi, "Dio è grande", mentre ispezionava una miniera dove era avvenuto un incidente a uno di questi schiavi, gli cadde une trave sulle gambe e le perse. Morì solo, su una sedia a rotelle. La sua casa di legno fu mangiata dalle termiti e ci venne addebitato dal Comune il costo di demolizione, come condizione per poter ereditare.
2) Il soprannome del padre di mio padre era "Camminapaìsë" (tale soprannome gli derivava dal personaggio di una favola popolare, "Martirùccë Camminapaìsë", condannato a non fermarsi mai in nessun luogo). In un primo tempo, si trasferì a Napoli (perché la nostra era una famiglia di artigiani intagliatori del legno, che facevano lavori per le chiese, da centinaia d'anni e a Napoli si trovavano le migliori botteghe dove imparare il lavoro...siamo sempre stati artigiani del legno: anticamente eravamo originari dell'Abruzzo, poi ci siamo trasferiti in Puglia nel '700, al seguito di un frate fondatore di conventi, san Gerardo da Majella, che a propria volta era al seguito del più famoso santo napoletano "Alfonso Maria De' Liguori": quello che scrisse l'inno natalizio "Quannë nascettë 'o ninn'à Béttalémmë" ora conosciuto cl nome di "Tu scendi dalle stelle"...essendo i miei antenati dello stesso paese di san Gerardo, lui li faceva lavorare e costruivano tutti gli arredi lignei delle nuove chiese: dai banchi, ai confessionali, ai soffitti, ai candelabri, alle statue dei santi). Poi, mio nonno andò in Istria. Quindi, dopo la II guerra mondiale, venne in Piemonte.
3) Anche la famiglia della mia mamma, che era piemontese, conosceva bene l'emigrazione: dalla parte di sua madre, alcuni parenti erano emigrati in Argentina. L'ultima lettera che ricevette la mia bisnonna dalla propria sorella conteneva le seguenti parole: "Viviamo in una capanna, sulla riva del mare. Ci è nata una bambina, ma è morta subito".
Il fratello del mio bisnonno era lavoratore stagionale in Francia. la famiglia possedeva una cava di pietra in Piemonte, ma ogni volta che si aveva una crisi nelle costruzioni, a Torino, bisognava emigrare tutti.
Una volta, sulla via del ritorno, in un passo montano, fu affrontato da un pastore occitano, che gli diede un sacco di legnate con un bastone, lasciandolo storpio per tutta la vita e gli fregò il denaro guadagnato nella costruzione di ponti e strade della Provenza (i soldi venivano cuciti in una fascia, che veniva arrotolata a vita e veniva chiamata "s-tchirpa" : dal francone "skirpa"). Egli non fu mai più normale, da allora.
Il mio bisnonno, suo fratello, fu emigrante pure lui e altrettanto, mio nonno, che andò a lavorare nelle cave in Svizzera (Ticino - Valle Maggia).
La mia nonna lo sposò solo perché il suo primo fidanzato era andato in Francia e lei non lo aveva voluto seguire, seppure lui le avesse trovato un posto di lavoro come cuciniera degli operai. Mia nonna non era nazionalista, ma in quell'occassione disse: "Vendërai mai mè pais, për n'aout". Probabilmente, preferiva stare a casa propria e non affrontare umiliazioni. Infatti, le persone si dividono anche in due schiere: quella di chi ama l'avventura e quella di chi creperebbe piuttosto di farsi umiliare. Non voglio dire che gli uni siano migliori degli altri. Constato.
Insomma, di storie ne ho sentite... |
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Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
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écrit le Saturday 20 Oct 07, 12:40 |
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Ho letto ( e rileggerò più attentamente ) il tuo odisseico racconto familiare che per certi passi somiglia e ha tratti comuni colle vicende della mia propia famiglia ma adesso mi accingo a mangiare un buon piatto di spaghetti : Viva l'Italia, Viva Garibaldi e gli spaghetti colla salza di pomodoro ! |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Saturday 20 Oct 07, 19:15 |
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salsa... |
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mario realini
Inscrit le: 12 Oct 2007 Messages: 36 Lieu: CH - 6850 MENDRISIO (Ticino / Suisse)
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écrit le Monday 22 Oct 07, 9:27 |
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Grazie per le eccellenti spiegazioni!.... |
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