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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
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écrit le Wednesday 03 Dec 08, 12:23 |
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Questi dialetti saranno oggi più vicini al siciliano già che ho capito facilmente questi brani di youtube mentre nell'Ottocento la lingua era più affine alle sue origini settentrionali come lo dimostra questo testo dell'Ottocento del poeta Carmelo La Giglia ( interessante il sito nicosianews )
N corpö de vëntö e n corpö de destin
Un colpo di vento e un colpo di fortuna
Dananzö dâ mia rroba a Vaudenora
ghj’è n arbölö de mëÙndöla nsciörù
pe nsina a stömatin iera na frora, ( la mutazione di fl in fr è estranea al siciliano)
tutö de sciörë branchë iera vestù; ( qui br sembra venire da bl, estraneo al siciliano iàncu )
Innanzi alla mia proprietà a Valdinora,
c’è un albero di mandorlo fiorito:
fino a stamane era una flora,
tutto vestito di candidi fiori;
Ma öra che cömpà vëntö fëÙ mendita,
de tut’i sciörë lìberö ö spoghjà;
e mëntö stömatin paria na zita
bëndema a talielö fa piatà!
Ma ora che compar vento ha fatto vendetta,
di tutti i fiori totalmente l’ha spogliato;
e mentre stamattina sembrava una sposa,
ora anche (semplicemente) a guardarlo fa pietà!
Göscì ö mia cuorö, che iera namörà,
tutö de cöntentëzzë iera nsciörù; ( in siciliano " sciurutu ", )
ma öra che Marözza me ddascià ( ddascià sembra lo spagnolo dejar o il portoghese deixar ma non il sic. lassari )
öra nen godö e mancö spera chjù!
Ö zu ia
Così il mio cuore ch'era innamorato,
tutto di contentezze era fiorito;
ma ora che Maria mi ha lasciato,
ora non gode e neppure spera più!
Il signor Io.
Dernière édition par Luc de Provence le Wednesday 03 Dec 08, 19:03; édité 1 fois |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Wednesday 03 Dec 08, 12:30 |
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Infatti le influenze siciliane si sono rafforzate nel Novecento |
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Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
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écrit le Wednesday 03 Dec 08, 15:23 |
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Cosi' si puo' paragonare :
La frase "Un lupo ed un agnello, spinti dalla sete, erano giunti allo stesso ruscello." o in siciliano " Nu lupu e n'agneddu, morti di siti, avìanu chigatu ( arrivatu ) a lu stissu sciumi " si traduce nel gallo-italico con :
" 'N lupu e 'n agnèu, morti d' sè, s' giungìnu a bèv ö stiss sciùm." a Piazza Armerina.
" Un lup′, mort′ d′ fam′ e sicch′ d′ sìa, s' truvau a b′v′rér′s ô sciùm′. " a Aidone
"Un lupö e n-gneu mort' d' së, avìenu r'vat' nö stissu sciumö " a Nicosia.
"N-lupö e n-gneö, pa fortë së, s' trövanö no stissö vaddön. " a Sperlinga.
"N dauv e ng-agnieu, punturiei d' la sai, avaiu arr'vea ô stiss vadan. " a San Fratello.
La parola " agnello " ( scomparsa chissà perchè dalla frase Aidonese ) si presenta con agnèu, gneu, gneö, agnieu. La doppia l di agnello o la dd di agneddu è totalmente scomparsa.
E poi " mort' d' fam ", " mort' d' së " sono ovviamente " settentrionali "...E la caduta della seconda sillaba con sè, sìa, së, sai per " siti " ( it. sete ) è un fenomeno estraneo e strano al siciliano come anche " avìenu r'vat' " o " avaiu arr'vea " per " avianu arrivatu ".
Una poesia di Enza Giangrasso ( Nicosia ) con la traduzione in italiano :
Demö lödë o pan
Amisgi,
davì volè bien ö pan, ( usano il verbo "dovere " mentre in siciliano si usa " aviri a " )
che è ö cuörö da casa,
l’odörö bön, alöra alöra, sförnà, (" l'odoro" invece di " sciauru " )
a pasgiö da tavöla,
dö rricö e dö povareddö.
Davì pörtè rëspieito o pan, ( " portè " cioè infinitivo colla è invece di " purtari " )
che, ciösö na na spiga peccida,
è a gloria dö prà, ( prà invece di pratu, cioè caduta della seconda sillaba quasi come nel francese pré )
a grazia dö terren,
a festa da vita.
Davì onorè ö pan, ( onorè ancora qui finale dell'infinitivo con la è ; " pan " " terren" finiscono senza vocale. )
sudörö e vantö de viddaë
e de deö nen fei tristö usö (" fei " per " faciti " )
përché d’ognö giörnö è a ricchezza
è n rregalö santö
Diamo lode al pane
Amici,
dovete voler bene al pane,
che è il cuore della casa,
l'odore buono, appena sfornato,
la pace della tavola,
del ricco e del poverello.
Dovete portare rispetto al pane,
che chiuso in una spiga piccola,
è gloria del prato,
la grazia del terreno,
la festa della vita.
Dovete onorare il pane,
sudore e vento dei contadini,
e di lui non fate cattivo uso,
perchè ogni giorno è la ricchezza
è un regalo santo
per tutte le famiglie del mondo.
Enza Giangrasso da Nicosia
Dernière édition par Luc de Provence le Wednesday 03 Dec 08, 19:36; édité 5 fois |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Wednesday 03 Dec 08, 17:52 |
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Precisando che non si tratta di traduzioni letterali...ma fai anche una comparazione col Siciliano. |
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Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Thursday 04 Dec 08, 0:21 |
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Bravo.
Secondo ROHLFS, si trattava di colonizzazione da una particolare zona appenninica settentrionale, attualmente rientrante nella provincia di Alessandria (Basso Piemonte, al confine con il Genovesato e l'Emilia).
Colonizzazione post-riconquista, successiva alla sconfitta araba.
L'ipotesi mi pare altamente probabile. |
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Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
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écrit le Thursday 04 Dec 08, 7:20 |
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Proprio Rholfs scriveva negl'anni venti :
“...Il viaggiatore che, in uno scompartimento di III classe nel tragitto da Napoli a Taranto, presti attenzione alla conversazione dei contadini che salgono ad ogni stazione, si renderà subito conto che nel primo tratto – se si trascurano variazioni nell’intonazione e differenze locali minime – la base linguistica è sorprendentemente unitaria. Ma subito dopo la profonda valle del platano, dalla stazione di Picerno in poi il quadro cambia. Improvvisamente arrivano all’orecchio del viaggiatore forme foniche che non si adattano assolutamente alla situazione osservata fino a quel momento... E così si continua anche dopo che il treno ha superato le stazioni di Tito e Potenza. Soltanto a partire da Trivigno queste caratteristiche scompaiono e, mentre il treno tra le brulle e selvagge montagne della valle del Basento si dirige verso il golfo di Taranto, ricompare improvvisamente la situazione linguistica che, appena due ore prima, era scomparsa così improvvisamente e in modo così inspiegabile...”.
Immagino il Rholfs negl'anni venti su un treno nel Basilicata " tra le brulle e selvagge montagne ", lì " dove il Cristo si è fermato " (figurati già prima che lo scrivesse Carlo Levi ). |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Thursday 04 Dec 08, 10:15 |
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Io parlavo del caso siciliano...
Per quello della Basilicata (che in realtà è una parte di Puglia. con diversa amministrazione regionale) e della Puglia appenninica, credo che il gallo-italico vi si parli per altri motivi. Si tratta di zone interne, colonizzate in epoca normanna. Questi normanni parlavano la lingua d'oïl, che, quindi, ha influito pesantemente sul romanzo locale. A ciò aggiungiamo un lungo periodo di dominazione angioina. In Puglia, esistono addirittura isole linguistiche arpitane.
Gli studiosi tedeschi sono saliti sui treni che dici tu da quando quei binari sono stati posati... Dobbiamo a loro gli unici studi non ideologici sui romanzi italiani. |
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Luc de Provence
Inscrit le: 11 Jul 2007 Messages: 682 Lieu: Marseille
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écrit le Thursday 04 Dec 08, 19:05 |
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Quindi a tuo parere i gallo-italici del Basilicata o della Puglia non sono come quei di Sicilia di provenienza italiana ma di provenienza francese ( Normanni poi Angioini ). Penso che saranno piuttosto di origine d'oil e non d'oc giacchè la resistenza Tolosana duro' fino alla conquista di Montsegur dai Francesi nel marzo 1244. |
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giòrss
Inscrit le: 02 Aug 2007 Messages: 2778 Lieu: Barge - Piemont
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écrit le Friday 05 Dec 08, 0:32 |
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Io non parlo tanto di provenienza familiare, ma di influenza dei gruppi dirigenti sulla lingua popolare.
In parte, saranno stati anche soldati francesi sposati a donne locali.
Alcuni erano di provenienza da terre d'oïl ed altri da terre dove si parlava arpitano (franco-provenzale)...poi, ci saranno anche stati provenzali. I legami più forti, comunque, sembrano col gruppo franco-provenzale.
Per mandar le galline nel pollaio, in Daunia, si diceva: Sciò, sciò.. à la mizonnë!
Queste parole non hanno nulla di Italiano.
Però...sai...anche la parola Molise (Mólizë), regione italiana, deriva dal toponimo Moulins: nome del luogo francese di cui era originariamente titolare la famiglia normanna che prese il potere nel Nord della Puglia e nell'attuale Molise. |
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